Frammenti > Il Paradosso Digitale
Giugno 2025
Come Parkinson e Wirth condannano le architetture informatiche
In un panorama di rapida evoluzione delle architetture informatiche moderne, ci troviamo di fronte a una sfida che pare paradossale: come possiamo continuare a innovare senza soccombere ad architetture sempre più complesse, costose e difficilmente sostenibili?
Questo interrogativo è al centro di un “Paradosso Digitale", un fenomeno che emerge dalla combinazione di due principi apparentemente distinti.
I principi di Parkinson e Wirth
Nel suo adattamento informatico, il principio di Parkinson suggerisce che i sistemi informatici presentano una naturale tendenza ad assorbire tutte le risorse disponibili. Sarebbe quindi naturale una certa tendenza espansiva dei sistemi nella continua ricerca di saturazione delle risorse a disposizione. Questa tendenza viene alimentata dalla continua ricerca di comodità da parte degli utenti, dal proliferare dei dati dell’era digitale e dalla volontà degli sviluppatori di aggiungere sempre più funzionalità.
D’altro canto la legge di Wirth avverte che “il software rallenta più rapidamente rispetto al miglioramento dell'hardware”. La rapidità di miglioramento delle funzionalità software non sarebbe quindi in grado di competere con la rapidità di crescita della disponibilità hardware.
La composizione degli effetti dei due principi sembrerebbe prevedere un circolo vizioso che conduce verso una insostenibilità del processo stesso di innovazione del software. Il software non sarebbe in grado di rimanere al passo con l’hardware, ma nel contempo con una certa “fame” di risorse, tenderebbe comunque a verso la sua saturazione.
Il gap fra innovazione software e risorse hardware sarebbe quindi inesorabilmente crescente e con impatti negativi su performance, scalabilità e sostenibilità.
L'Ottimizzazione Necessaria
Questo fenomeno è da tenere in forte in considerazione in fase di progettazione delle architetture informatiche moderne. Ignorare questa dinamica produce architetture poco scalabili ed economicamente inefficienti.
D’altra parte pare ragionevole pensare che in un contesto di abbondanza di risorse, ed in assenza di opportuna regolazione, sia più facile una certa tendenza allo spreco.
La sfida si trasforma così dal progettare architetture che "funzionino" a costruire architetture efficienti, sostenibili e resilienti alla loro stessa tendenza espansiva. In un certo senso, contrariamente a quanto potrebbe essere di senso più comune, l’abbondanza di risorse hardware deve rafforzare la necessità di estrema ottimizzazione del software.
Architetture non progettate resilienti alla loro naturale tendenza espansiva, diventeranno rapidamente insostenibili, difficilmente scalabili e poco performanti.
L'ottimizzazione non è un lusso, ma una necessità vitale per architetture sempre più complesse e articolate.