Frammenti > Il Paradosso Digitale
Luglio 2025
Adattamento e dinamismo
Se, come suggerito da Ianisiti & Lakhani (Competing in the Age of AI, Harvard Business Review Press), le aziende devono ripensare i propri modelli di funzionamento per sopravvivere alla “collisione” con le aziende digitali, l’architettura informatica, come un pilastro della digitalizzazione, deve sostenere il percorso di trasformazione globale. Il rischio di soccombere al "Paradosso Digitale" diventa una minaccia concreta se non si adottano principi di ottimizzazione e resilienza delle architetture informatiche.
Nel tentativo di inseguire le dinamiche di breve termine, le architetture diventano sempre più complesse, sottoposte alla pressione della metamorfosi delle funzionalità e dell'invadenza dell’innovazione tecnologica che impone una costante necessità di rivalutare gli assetti.
D’altro canto siamo in grado di valutare il palesarsi degli effetti soltanto nel momento in cui l’impercettibile dimensione delle probabilità si solidifica in eventi concreti.
Possiamo quindi ambire a prevedere gli effetti, mitigando il "Paradosso Digitale" attraverso sistemi in grado di soddisfare resilienza e sostenibilità di lungo termine garantendo il necessario dinamismo di breve termine?
Decodificare la complessità
Non si tratta più solo di progettare oggetti, ma di articolare una complessità che possa evolvere performante e sostenibile in un contesti di incertezza e cambiamento continuo.
Risulta quindi necessario padroneggiare le chiavi in grado di abilitare l’evoluzione:
Elasticità e Scalabilità Estrema: Se il digitale elimina i vincoli di scala, le architetture devono abbracciare e sfruttare paradigmi tipici del cloud computing, “infrastrutture come codice” e containerizzate.
L’infrastruttura deve diventare estremamente reattiva alle evoluzioni funzionali rispondendo in modo dinamico e quasi istantaneo ai cambiamenti. Le architetture devono essere capaci di incrementare la velocità di consegna di valore riducendo al contempo il consumo totale delle risorse nel tempo.
Osservabilità diffusa: Le architetture devono essere progettate fin dalle fondamenta per raccogliere, elaborare e analizzare dati di misura enormi e su vasta scala, abilitando telemetria e osservabilità diffusa così da incrementare la capacità di ottimizzazione e programmazione nel tempo.
Il crescere della complessità delle architetture interconnesse necessita di una riflessione sulle capacità di monitoraggio. L’attenzione deve evolvere verso uno screening completo e continuo a garanzia di una visione olistica dello stato di complessivo funzionamento superando, in prima istanza, la focalizzazione sui singoli sintomi.
Automazione Intensa: Per gestire la complessità e la velocità richieste, l'automazione deve permeare ogni aspetto della gestione: dall’evoluzione infrastrutturale all’aggiornamento del software, dal monitoraggio alla gestione degli incidenti.
L’automazione è cruciale in tutte le fasi dove essa può esprimersi in sicurezza. In altro modo il capitale umano sarebbe assorbito anch'esso dal "Paradosso Digitale" diventando risorsa oggetto della fame insaziabile del software.
L’evoluzione digitale ci impone di considerare che la vera minaccia non risieda nella complessità tecnologica in sé, ma nella capacità umana di disegnarla efficacemente. Il genio umano può ambire a non diventare una ulteriore risorsa fagocitata da una fame tecnologica senza fine.